Il paesaggio per Michelucci si camminava…

Un pensiero del paesaggio come opera collettiva e comunitaria, abitata dall’uomo e in costante trasformazione. L’architetto sta dentro il paesaggio come un artigiano, in una continua ricerca e un costante investimento d’idee, impegni ed affetti, in una visione di libertà creativa che si traduce in impegno quotidiano di lavoro, ascolto e scambio. Una ricerca che non evita il rischio ma lo assume.

Nel 2011, durante la conferenza “La collina dell’architetto. Riflessioni sul pensiero di Giovanni Michelucci“ Corrado Marcetti ci parla del pensiero del maestro e del suo rapporto alla collina fiesolana. Nel 2014, un’intervista di approfondimento è occasione per lo stesso Corrado Marcetti di raccontare l’eredità dell’architetto guidandoci attraverso gli spazi di quella che è diventata la Fondazione Michelucci. La narrazione si svolge come un itinerario attraverso i luoghi del pensiero e del quotidiano, e si articola in riflessione sull’opera intellettuale ed umana dell’architetto,  proseguendo per la strada che porta a Fiesole, lungo la passeggiata che Michelucci faceva ogni giorno con i suoi collaboratori, in apertura della giornata di lavoro. In questa seconda occasione, sono stati registrati i suoni e le immagini che compongono la piccola opera multimediale “Passeggiata fiesolana”.

L’immagine della passeggiata quotidiana che portava Michelucci dalla casa-studio al centro urbano, intessuta di conversazioni e incontri con la comunità cittadina, diviene traccia concreta per ripensare l’eredità di Michelucci come elemento vitale nella e per la comunità cittadina degli anni ’70 e ’80.

Michelucci a Fiesole nel racconto di Corrado Marcetti

Abbreviazioni: C.M.: Corrado Marcetti

Vivere a Fiesole fu un’opportunità…. ma fu anche la scelta di una città elettiva

C.M. Vivere a Fiesole fu un’opportunità suggerita a Michelucci da un amico, Rolando Pagnini che era stato un suo collaboratore e che aveva progettato la bellissima Casa Conenna, vicino alla villa “il Roseto”, messa in vendita dalla anziana proprietaria , ma fu anche la scelta di una città elettiva, che Michelucci frequentava da tanti anni e in cui aveva diversi amici.

L’atteggiamento che caratterizza Michelucci nel vivere la collina fiesolana è molto importante insomma … era una scelta di investirci culturalmente, filosoficamente…

C.M. L’atteggiamento che caratterizza Michelucci nel vivere la collina fiesolana è molto importante insomma… fa riflettere, perché non era una scelta di semplice godimento paesaggistico del luogo, di opportunità di vivere in un paese con tanta storia e bellezza, era una scelta di investirci culturalmente, filosoficamente, progettualmente… Valga il fatto che ha voluto che la sua stessa casa studio diventasse prima il Centro Studi La Nuova Città e poi la Fondazione Michelucci con degli scopi e della attività precise rispetto ai temi principali della città: un progetto vivente. Per quanto riguarda la sua attività professionale Michelucci non ha avuto purtroppo la soddisfazione di vedere realizzati i due più importanti progetti concepiti per Fiesole, quello per l’ampliamento dell’Università Europea e quello per  l’area Garibaldi di cui abbiamo degli schizzi autografi meravigliosi. Alcuni li abbiamo esposti alla mostra “Michelucci: disegni inediti” nella sala del Basolato del Palazzo comunale… dentro c’è una visione di città, una visione di rapporto con la natura…

Non aveva Michelucci un rapporto con il paesaggio che fosse separato dai valori di appartenenza alla comunità… Michelucci aveva una visione trasformativa e comunitaria del paesaggio…

C.M. Non aveva Michelucci un rapporto con il paesaggio che fosse separato dai valori di appartenenza alla comunità… Michelucci aveva una visione trasformativa e comunitaria del paesaggio, in questo si distingueva anche da grandi architetti come Wright e Le Corbusier che aveva personalmente conosciuto; sosteneva ad esempio che la piccola finestra di una casa colonica o quella della cella di un convento potessero stabilire un rapporto col paesaggio più vero e profondo che non le grandi aperture vetrate che si vedono in maniera diffusa;  l’aia, o il loggiato di una casa colonica, rispetto che ad una comunicazione interno esterno come poteva essere portata dall’architettura wrightiana… Aveva una visione colta del paesaggio, improntata profondamente da Giotto e  dai grandi dell’umanesimo fiorentino che in quel paesaggio toscano avevano camminato, anche nello stesso paesaggio fiesolano, da Pico della Mirandola a Marsilio Ficino… ma anche improntata dal lavoro umano, dalla sensibilità e dalla cura con cui era stato modellato. Perché il paesaggio per Michelucci si camminava… come nelle passeggiate con padre Balducci e Guido De Masi…le camminate, le chiacchierate, i loro confronti, furono assolutamente importanti nel clima culturale di quel periodo… Idee che vengono camminando diceva Michelucci…

… il paesaggio per Michelucci si camminava…

C.M. Idee che vengono camminando… diceva Michelucci citando Nietzsche, e la giornata di lavoro, in Fondazione, nel periodo della mia fortunata collaborazione con lui iniziava proprio così. Iniziava con una camminata giù per la strada della Fondazione, per arrivare alla piazza di Fiesole, prendere un caffè al Blu bar di Alvaro che lo faceva buono, la pasta non si poteva prendere che da Alcedo, perché era Alcedo che la faceva buona, poi si proseguiva per il fornaio e poi si camminava ancora e  si tornava per l’altra strada che conduce alla Fondazione… questa era una camminata da cui venivano idee meravigliose, pur non parlando di architettura alla fine ci si accorgeva di averne parlato tanto…

A Fiesole Michelucci aveva affrontato delle situazioni non facili, che avevano generato delle polemiche fortissime…

C.M. Ma siccome era un grande camminatore (e anche un raccoglitore di reperti che si ritrovano nel loggiato e in altri luoghi della Fondazione), Michelucci aveva bisogno di buone scarpe, e le scarpe gliele riparava Fiorenzo Miniati, assessore all’urbanistica per oltre 15 anni del comune di Fiesole… Approfondendo il periodo dei primi anni ‘60 della presenza di Michelucci a Fiesole, sono andato a raccogliere la testimonianza di Fiorenzo Miniati.  È lui che mi raccontò di  quando Michelucci gli rivolgeva scherzosamente queste parole: “Ciabattino, non rovinate la collina di Fiesole”…. In questo non c’era nulla di paternalistico, c’era piuttosto uno scambio intellettuale e politico… Sempre Miniati mi riferì che per ogni questione avesse una rilevanza non ordinaria, dal punto di vista architettonico e urbanistico, raccoglieva l’ opinione di Michelucci, anche quando andava a riportargli le scarpe riparate … era uno scambio di scarpe. Miniati gli dava le scarpe risuolate, Michelucci gli dava le scarpe per affrontare il terreno pionieristico dell’urbanistica. Perché Fiesole in quegli anni affrontava delle situazioni non facili, che avevano generato delle polemiche fortissime. Il sindaco stamattina parlava dell’idea di una Fiesole di 40 000 abitanti, che veniva fuori dal progetto dell’ingegner Barbetta, “homme d’affaire” che anticipò abbondantemente figure della professione che noi abbiamo imparato a conoscere…

Aveva l’idea di un’urbanistica partecipata e discussa con la comunità…

C.M. Michelucci era portatore di una concezione dell’urbanistica non demiurgica… aveva l’idea di una urbanistica partecipata e discussa con la comunità, assai più che un giorno all’anno, ma come raccolta di un sentimento popolare, di un modo di intendere il paesaggio…

Michelucci aveva però anche uno sguardo non elitario della collina, le opere di architettura che alla fine lui  riuscì a realizzare in fondo sono quelle che si situano in un autentico livello di sfida

C.M. Michelucci aveva però anche uno sguardo non elitario della collina, le opere di architettura che alla fine lui  riuscì a realizzare in fondo sono quelle che si situano in un autentico livello di sfida: quello di realizzare con pochi mezzi delle opere sociali di valore, che Michelucci realizza… le case della Cooperativa a Borgunto, oltre la casa Sani, e la scuola. Due terreni difficili, in quegli anni Michelucci era un assoluto sostenitore del fatto che popolare non fosse un concetto per l’architettura. Ed aveva assolutamente ragione, perché quell’aggettivo attribuito all’edilizia abitativa è stato causa di grandissimi disastri…
Michelucci aveva l’idea di una edilizia abitativa che poteva anche essere realizzata con pochi mezzi economici, ma che dovesse avere per intero la qualità dell’abitare che anche altri ceti sociali avevano… il fatto che le case di Borgunto abbiano quella qualità dell’abitare, quell’inserimento nel contesto, fondamentale per Michelucci, quel dialogo con l’architettura e con il paesaggio che Michelucci non banalizzava mai… nello scambio bellissimo di corrispondenza con Alpin architetto paesaggista americano, […] che nel parco aveva collocato un laghetto, un fiume per ricordare l’Arno, Michelucci gli disse che ci sono piazze fiorentine e toscane che pur non avendo l’albero, raccontano più il paesaggio di tante piazze che hanno degli alberi…

È sempre stato attento a verificare se quella sua architettura comunicasse uno spazio di vita, se fosse un organismo che cresceva con la natura…

C.M. Il rapporto tra l’architettura e il paesaggio è un rapporto fine, filtrato, fatto di una sensibilità culturale… che poi si declinava in ragione della personalità dell’architetto… Michelucci in alcune zone collinari, per poter scegliere se intervenire con materiali moderni come il cemento o il ferro… era attento alla natura del bosco, al fatto se intorno ci fossero lecci o castagni, un frutteto o un oliveto… faceva parte della sua sensibilità personale. Non ha mai anteposto dei pregiudizi di carattere estetico rispondenti a dei canoni formali, in fondo discutibili, è sempre stato attento a verificare se quell’architettura comunicasse uno spazio di vita, un organismo che cresceva con la natura… o se fosse semplicemente la rappresentazione di una forma, scarsamente giustificabile. Ma in fondo, non ha mai avuto una concezione così separata tra paesaggio naturale ed umano anche se privilegiava un’ architettura non mimetizzata.

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La collina dell’architetto. Riflessioni sul pensiero di Giovanni Michelucci – Conferenza di Corrado Marcetti
Giornata di studio « Osservatorio del paesaggio », 21 Ottobre 2011, Fiesole Villa Peyron
Questo “paesaggio narrativo” è composto di elementi di documentazione raccolti in due diverse occasioni: la registrazione sonora di una conferenza tenutasi a Villa Peyron in occasione della giornata tematica “Osservatorio del paesaggio” il 21 ottobre 2011, e una intervista corredata da documentazione audiovisiva, realizzata nella Fondazione Michelucci il 23 giugno del 2014. La conferenza del 2011, registrata e trascritta nell’ambito del progetto “Officina del racconto”, costituisce la traccia del materiale scritto del paesaggio narrativo proposto. In riferimento alla conferenza, un incontro di approfondimento è stato organizzato alla Fondazione Michelucci nel giugno del 2014. In quest’occasione, un nuovo racconto si è svolto nell’ambiente della casa studio di Michelucci, diventata Fondazione per volontà di Michelucci nel 1982 (www.michelucci.it): luogo di ricerca, impegno, progettazione e cooperazione, aperto sui vasti paesaggi di Firenze. Occasione di una nuova intervista con Corrado Marcetti, l’incontro ha permesso di documentare i luoghi di vita e lavoro dell’architetto, in un percorso guidato da Andrea Aleardi e Corrado Marcetti. La narrazione è proseguita per la strada che porta a Fiesole, lungo la passeggiata che Michelucci faceva ogni giorno con i suoi collaboratori, in apertura della giornata di lavoro. In quest’occasione, sono stati registrati i suoni e le immagini che compongono la Piccola Opera Multimediale “Passeggiata fiesolana”. Durante la conferenza tenutasi a Villa Peyron il 21 ottobre 2011, Corrado Marcetti ha parlato del rapporto tra l’architetto Michelucci e la collina Fiesolana. Titolo dell’intervento “La collina dell’architetto. Riflessioni sul pensiero di Giovanni Michelucci“ La selezione dei frammenti scelti per comporre questo paesaggio narrativo, traccia che ha guidato anche la successiva intervista di approfondimento, tra parole immagini e documenti, vuole mettere in risalto temi rilevanti per pensare il rapporto tra l’architetto, il paesaggio e la città di Fiesole: il senso di una scelta di vita sulla collina fiesolana non come semplice fruizione di un paesaggio, ma come investimento umano, per e con la comunità cittadina; l’importanza del muoversi, del camminare come ricerca e come impegno quotidiano sia di collegamento tra tempi e luoghi (“nel paesaggio di Michelucci avevano camminato i grandi dell’umanesimo fiorentino”) che tra persone; il rapporto tra architettura, natura e paesaggio; una concezione sociale dell’urbanistica, che accoglie la sfida della partecipazione e la ricerca di soluzioni per proporre modelli abitativi che favoriscano la qualità della vita in modo non elitario. Gli incontri e le passeggiate con Padre Balducci sono evocate come dialogo in movimento, come un apporto, un contributo per la collettività: quelle parole, quelle riflessioni incidevano sulla “crescita culturale della città”. La piccola opera multimediale “Passeggiata fiesolana” è frutto della collaborazione tra il gruppo di lavoro del “Piccolo Cinema” di Torino e il gruppo di lavoro del progetto Narrando@Fiesole.