Dio è nel dettaglio…

Un viaggio nelle “favolose miniere di Berlinghiero Buonarroti”, sulle tracce del senso e del messaggio di una vita dedicata alla ricerca artistica, come scienza e poetica di confine. Dal surrealismo alla satira politica, dall’humor alla ricerca storica, dalla grafica all’invenzione di macchine combinatorie: un artista fiesolano racconta l’invenzione quotidiana e inarrestabile che sta dietro la sua ricerca come artigianato dell’immaginario, in un contemporaneo “cabinet de curiosité”.

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Lo studio di Berlinghiero resta un poco nascosto dietro la ferrovia, come nascosto, tenace e straordinario è il suo lavoro artistico. Nel 2013, l’amico Vittorio Santoianni rende omaggio a quest’originale percorso con un volumetto illustrato arricchito da immagini delle sue opere, dal titolo “Nelle favolose miniere di Berlinghiero Buonarroti”. Vero è che entrando in questo luogo e nel racconto di cui presentiamo alcuni frammenti tratti dalla registrazione del nostro primo incontro nel 2011, si ha l’impressione di accedere ad una favolosa miniera nascosta, percorrendo sorprendenti invenzioni, opere di creatività e di ricerca, di passione e di tenacia, frutto di un inarrestabile desiderio di conoscenza e apertura di nuove possibilità. Il percorso diventa esplorazione delle frontiere dell’immaginazione umana.

Muovendo dall’esperienza della satira politica e della rivista Ca Balà, Berlinghiero racconta la sua passione surrealista, l’invenzione delle macchine combinatorie, la passione per le scienze anomale, il periodo dedicato alle lingue immaginarie, al disegno scientifico, all’umorismo come arma per combattere abitudini, “metodo per rompere ogni adattamento a ciò che è dato, via per scalzare i limiti reali e storici in cui è chiusa la condizione umana, macchina per fare il vuoto”.

Nell’ultimo decennio l’attenzione di Berlinghiero si è rivolta al territorio, in un’impressionante indagine di “archeologia umana” oggi sintetizzata nel volume “Il triangolo delle Gualchiere”. Ricordando la sua partecipazione alla rivista Ca Balà, Berlinghiero si racconta come protagonista del movimento delle avanguardie artistiche fiesolane, legando la sua ricerca “di confine” ad una volontà politica nel senso più profondo del termine: tenace ricerca nei dettagli, valorizzazione dei contributi più diversi che, da vicino e da lontano, ci vengono dalle vite di tutti.

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La ricerca di Berlinghiero Buonarroti

Abbreviazioni: V. Valentina L. Zingari; B. Berlinghiero Buonarroti.

Io sono un surrealista tardo…

B. Qui ho fatto una specie di galleria di un’altra cosa di cui mi occupo, queste sono delle macchine combinatorie… sono dei prototipi che ho costruito qualche tempo fa, questa è per fare la novella dello stento, qui in Toscana si dice la storia che non finisce mai, la favola senza fine… combina casualmente, a seconda di come si gira, delle parole, degli aggettivi, un verbo… un attributo… e questo ricollega tutto… “una bambola opportunista mangiò senza badare a spese…” ecco, ci sono fino a tredici miliardi di frasi. […] Mi dovevo occupare di Giordano Bruno, Lullo e tutti i precedenti, coloro che si erano occupati dell’arte della memoria… e avevo cominciato a fare questa cosa qui… poi questa con affissi e suffissi greci, per fare delle scienze nuove…
B. Ecco, una macchina per immaginare, che combina 14 000 nuove scienze… mi sono sempre occupato del movimento surrealista, loro usavano fare cose simili… sono un surrealista tardo… questa è invece una macchina per costruire aforismi strani… è un prototipo, uno solo ne ho fatto…

Ho fatto un libro sulle lingue immaginarie… Questi sono disegni scientifici che ho fatto per sei anni all’Istituto di fisiologia vegetale… un erbario… nessun artista riesce a fare quello che c’è già in natura…

B. Questo, il nero è il fotopolimero, il rosso è fatto a mano… è una tecnica tipografica, io mi interesso a queste tecniche tipografiche…questo disegno è in biblioteca nazionale, era stato chiesto ad artisti fiorentini di illustrare le lettere dell’alfabeto, a me è toccato la y, ho fatto questo disegno…questa è la maculalogia, la scienza della macchie, ogni libro ha un suo disegno originale… è una tecnica inventata da uno spagnolo, un certo Oscar Dominguez, si chiama decalcomania…la paradossologia, ogni copia è ritoccata a pastello…

B. Questo, tanto per capire la mia personalità… è un disegno dal vero di un fagiolo borlotto… si tratta di un’opera litografica fatta con tre colori sovrapposti… Ora le faccio vedere altri disegni scientifici… questo lavoro che ha portato a quel fagiolo… vale a dire, sono disegni scientifici che ho fatto per sei anni all’Istituto di fisiologia vegetale… sono disegni botanici… è un erbario, sì. Ne ho fatti 500, non tanti… di ognuno bisogna misurare, è un lavoro di una disciplina incredibile … ho imparato un sacco di cose, ho imparato la forma, la bellezza della forma in un particolare ingrandito 30 volte che a occhio nudo non si vede…
Guardi questo che bellezza… nessun artista riesce a fare quello che c’è già in natura… questi particolari, un lavoro bellissimo che purtroppo ho dovuto abbandonare…, ma ho imparato tantissimo… sulla forma in generale… poi ho inventato anche delle tecniche…

Questo è un lavoro di cinque anni, sulle lingue, a tavolino…

B. Questo è un lavoro di cinque anni, sulle lingue, a tavolino… Si tratta di un lavoro unico, tutto basato su libri in esperanto e russo… sulle lingue artificiali, circa 800, che abbiamo trovate… ma chissà quante ce ne sono…

Questa è una biblioteca di storia locale, dei dintorni, questi volumi, sono 1500 volumi, e per volumi intendo anche la duplicazione dei libri delle anime delle varie parrocchie della mia zona di cui mi occupo…. La storia delle storie di Compiobbi…

B. Ora, abbiamo visto le macchine, l’altro aspetto precedente era una rivista di satira politica che si chiamava Ca Balà, che abbiamo fatto qui… in questa redazione dagli anni dal 70 all’80… ecco ora le ho fatto una panoramica … questa è una biblioteca di storia locale dei dintorni, questi volumi, sono 1500 volumi, e per volumi intendo anche la duplicazione dei libri delle anime delle varie parrocchie della mia zona di cui mi occupo … San Donato a Torri, Terenzano, Quintole, tutta la zona, nel comune di Fiesole, della valle dell’Arno. Sono sette, otto parrocchie… questi sono i libri, i documenti ritrovati negli archivi storici, fatti per località, ecco per farle vedere, documenti, fotografie, le fornaci, come le gualchiere, un meccanismo per gualcare la lana… sto facendo un libro su questo….

Non solo nel passato ma anche nel particolare, nel senso… mescolo cose banali, povere con altre importanti…

V. La sua idea è quella di scavare nel passato?
B. Non solo nel passato ma anche nel particolare, nel senso… mescolo cose banali, povere con altre importanti, nel senso, il galestro… non dò per scontato che tutti sappiano cos’è il galestro, ma io con un asterisco rimando a un glossario, e spiego cos’è il galestro: è una specie di alberese molto più morbido, che si sfalda con l’acqua, mentre invece di solito gli studiosi di professione danno per scontato, parlano di gualchiera senza dire cos’è una gualchiera, pensano che chi si occupa di quella cosa sappia già… mentre non si può sapere tutto, o andare continuamente al dizionario… bisogna spiegarlo… le parole non consuete o desuete…
V. Siamo sempre in questo registro della rarità, del particolare nascosto…
B. Più che il particolare nascosto, è dare importanza ad una cosa che normalmente non gli viene data nessuna importanza… per esempio in questo libro, troverà schemi con la descrizione di questa fornace divisa per embici, pianelle, campigianine, pezzi di lavoro quadro, e spiego che cos’è un lavoro quadro… e quindi un lavoro tipo l’enciclopedia di D’Alambert fatta ai tempi moderni, mescolando le cose importanti e quelle minute, creando quindi questo guazzabuglio che nessuno fa mai in Italia, più di cultura francese…

Mi interessa le cose strane, curiose, questo è un atlante di illusioni ottiche…

B. Per esempio, il libro che le ho fatto vedere, insieme ad un altro fatto precedentemente, già risponde alla domanda: mi interessano le cose strane, curiose, questo è un atlante di illusioni ottiche, fatto quasi 20 anni fa, non c’era in Italia un atlante di illusioni ottiche, sono bellissime, non sono lavori miei… questa è famosissima ma ce n’è di più belle…

Per me è stata una scusa prendere Compiobbi conoscendolo bene, continuando a conoscerlo facendo ricerca in archivio, come se fosse un’opera artistica questa qui…

B. Un amico famoso in tutto il mondo, un pittore concettuale, Maurizio Nannucci, mi ha detto che questa cosa che sto facendo non è la raccolta di immagini su Compiobbi, in quelle scatole rosse ci sono circa 10.000 immagini di questo territorio, tutte scannerizzate, dopo gliene faccio vedere alcune… lui mi ha detto, anche se non te ne rendi conto, è un’opera concettuale, e io non me ne ero accorto! Io avevo preso il mio paese, Compiobbi, i paesi della valle dell’Arno, per fare una ricerca storica… poi non so se si è fermata a queste bacheche, io faccio da 90 settimane  un settimanale… queste sono le più banali, sono dei grandi manifesti, ecco il “sabato del villaggio”… per me è importante intanto  individuare chi è ognuno, ognuno ha la sua dignità, questa è la cosa che sto indagando… bello sarebbe fare la biografia di ognuno… sono 90 manifesti, esce ogni settimana. Questa è una casa del popolo, un bar, il bar della casa del popolo…vede sempre un particolare, un bar, il bar della casa del popolo…  tutto ambientato in uno stesso luogo nelle varie epoche…

Un’altra cosa di cui mi occupo è l’humour…

B. Un’altra cosa di cui mi occupo è l’humour, l’umorismo grafico soprattutto, il comico, per indagare perché uno ride di testa, di cervello… stimolando la creatività del cervello stesso… la nostra parte intellettuale. Con queste due discipline cerco di capire…

Dio è nel dettaglio… le forme che c’è in natura è una cosa straordinaria…

B. C’è un modo di dire che dice, “Dio è nel dettaglio”… è vero, l’ho visto facendo botanica, le forme che c’è in natura è una cosa straordinaria… una cosa straordinaria, le cose che c’è in natura… Quel che stupisce ancora di più è che un certo Hans Heckel nell’800 ha disegnato queste forme, un biologo tedesco, e niente, da lì invece si capisce che dietro c’è un progetto… per forza, non è casuale… cerco i nomi delle persone, mi interessa sapere… è la curiosità che muove il mondo, è il desiderio che muove il mondo…
V. E un po’ come se lei fosse il rappresentante di tutti questi personaggi…
B. Ecco, sono il rappresentante del Barotti… davvero… Io sono una specie di Robin Hood delle persone dimenticate, sono io in fondo…la scriva questa cosa… insomma paginate intere…“le cause di morte a Torri…” tutti questi particolari che sono disseminati in quelle migliaia di carte… qui c’è i soprannomi dal 1338 ad oggi…

L’utopia serve, praticamente, alle cose… tutte le scoperte sono state messe a frutto per casualità… l’importante è che cercando una cosa, se ne trova un’altra…

B. L’apertura creativa non è gratuita… io ho scritto della casualità… L’utopia serve praticamente, alle cose… tutte le scoperte sono state messe a frutto per casualità, cioè uno che trova una cosa che non cercava… l’importante è che cercando una cosa se ne trova un’altra. Io per esempio ho capito l’esistenza di un qualcosa di superiore facendo disegni botanici… Perché viene fuori evidente, uno scopre delle cose incredibili, io conoscevo tutte queste esperienze ma… non mi ero soffermato sulla microfotografia… tante microfotografie, ma chi pensava che in un granello di un millimetro venisse fuori delle forma inimmaginabili, cose straordinarie, che nessuno potrebbe immaginare… c’è delle cose bellissime, delle forme che fino a dieci anni fa non s’erano mai viste, o i frattali, sono cose fantastiche… immagini fra cento anni, quello che potremmo inventare… nel libro delle illusioni ottiche io ho immaginato un’evoluzione della vista… noi siamo ancora ai tempi del medioevo come percezione… non siamo in grado di distinguere una forma dal proprio sfondo… le illusioni ottiche si basano su questo… noi vediamo sempre un contesto…

WP_I_Short_PDFSCHEDA INTERVISTA – Scarica il PDF
L’archivio del tempo che passa, Compihobby, nel racconto di Berlinghiero Buonarroti – Dio è nel dettaglio
Un racconto do Berlinghiero Buonarroti in dialogo con Valentina Lapiccirella Zingari
Il primo incontro con Berlinghiero Buonarroti è avvenuto in una serata dell’Ottobre 2011, a Compiobbi, all’imbrunire. Lo studio di Berlinghiero resta un poco nascosto dietro la ferrovia, come nascosto, tenace e stra-ordinario è il suo lavoro artistico. Nel 2013, l’amico Vittorio Santoianni rende omaggio a quest’originale percorso con un volumetto illustrato arricchito da immagini delle sue opere, dal titolo “Nelle favolose miniere di Berlinghiero Buonarroti”. Vero è che entrando in questo luogo e nel racconto di cui presentiamo alcuni frammenti, si ha l’impressione di accedere ad una favolosa miniera nascosta, percorrendo sorprendenti invenzioni, opere di creatività e di ricerca, di passione e di tenacia, frutto di un inarrestabile desiderio di conoscenza e apertura di nuove possibilità. Il percorso diventa esplorazione delle frontiere dell’immaginazione umana. Qui, come scrive Santoianni, tutto è singolare.

La scelta dei frammenti narrativi che presentiamo in questa pagina, ci parla di una ricerca artistica che, nella sua originalità, si radica nel territorio di appartenenza. Muovendo dall’esperienza della satira politica e della rivista Ca Balà, Berlinghiero racconta la sua passione surrealista, l’invenzione delle macchine combinatorie, la passione per le scienze anomale, il periodo dedicato alle lingue immaginarie, al disegno scientifico, all’umorismo come arma per combattere abitudini, “metodo per rompere ogni adattamento a ciò che è dato, via per scalzare i limiti reali e storici in cui è chiusa la condizione umana, “macchina per fare il vuoto”. Nell’ultimo decennio l’attenzione di Berlinghiero si è rivolta al territorio, in un’impressionante indagine di “archeologia umana”, dedita a seguire le infinite e microscopiche tracce della “vita di tutti”, riportando alla luce innumerevoli voci, orme e presenze attraverso un meticoloso lavoro d’interpretazione di fonti bibliografiche, archivistiche, orali. Lotta contro l’oblio, nella sua ricerca la passione per il passato e per il dettaglio si mescola con la sorpresa dell’invenzione e con la vertigine dell’immaginazione.

Se il primo colloquio del 2011 fa spesso riferimento al progetto del libro in cantiere, il secondo incontro, nel 2014, è dominato dal libro ormai pubblicato: “il triangolo delle gualchiere”.

Durante i nostri incontri immagini, oggetti ed opere vive dalle pareti, dai cassetti e dagli scaffali accompagnano il percorso narrativo. La testimonianza di Berlinghiero riflette una passione per l’ingegno umano che si esprime nel fare artigiano e nell’invenzione. Ricordando la sua partecipazione alla rivista Ca Balà, Berlinghiero si racconta come protagonista del movimento delle avanguardie artistiche fiesolane, legando la sua ricerca “di confine” ad una volontà politica nel senso più profondo del termine: tenace ricerca nei dettagli, valorizzazione dei contributi più diversi che, da vicino e da lontano, ci vengono dalle vite di tutti.

Mentre la registrazione sonora da cui è tratta la selezione di frammenti è avvenuta durante il nostro primo incontro, nel 2011, le immagini sono state riprese durante un secondo incontro, avvenuto nella primavera del 2014, in preparazione dell’opera multimediale “L’archivio del tempo che passa”.